02/01/14

L’Europa sta affogando per l’eccessiva presenza dei Debiti Pubblici.


04/03/2013.
(sintesi dell’articolo su Peak Prosperity)

Dopo una pausa temporanea, concessa dal provvisorio calo dei rendimenti e da timidi segnali di ripresa, ricomincia il cammino dell’Europa verso il suo destino.
La tendenza del Debito Pubblico sul PIL ha ripreso la sua traiettoria (dati BCE).
Per prima cosa, facciamo riferimento alla tendenza del Debito Pubblico-PIL per i paesi selezionati (i numeri sono da parte della BCE):




I disavanzi pubblici hanno iniziato a decollare dall’inizio della crisi bancaria-finanziaria e stanno continuando a salire anche dopo l’ultimo rilevamento sul grafico, nel 2012.
Essi riflettono il cattivo andamento economico, la mancanza di volontà di tagliare la spesa pubblica e la contrazione del credito bancario. Solo la Spagna e la Francia erano sotto il “punto di non ritorno” indicato da Carmen Reinhart e Ken Rogoff del 90% del debito pubblico sul PIL (vedere il loro libro “Questa volta è diverso”)  , ma nel caso della Spagna per il 2012, se si aggiungono i € 27 miliardi raccolti per pagare l’arretrato del conto maturato dalle amministrazioni regionali  e i € 40 miliardi fino ad ora (e in aumento) per salvare le banche, oggi la Spagna è prossima al 100% del DP / PIL e la Francia è ormai oltre il 90%.
Il credito bancario posseduto da finanziatori transfrontalieri continua a ridursi, come i dati della Bank for International Settlements, dal momento della crisi bancaria, come evidenziato dal grafico seguente:



Questa è una deflazione di una bolla del credito. Italia, Francia e Irlanda hanno visto le maggiori fuoriuscite. L'Italia ha perseguito una politica aggressiva di imposizione, canalizzando la ricchezza all'estero e scoraggiando le attività economiche, l'Irlanda ha assistito alla contrazione della sua piazza finanziaria, ma la sorpresa è costituita dalla Francia il che suggerisce che le forze deflazionistiche siano più forti di quanto generalmente compreso. Il calo del credito bancario da parte delle banche europee è stato compensato da quelle americane, generosamente,  e presunte troppo grandi per fallire, su mandato della Fed, accumulando un extra di $ 850bn nei primi tre trimestri del 2009. Nel frattempo, le banche britanniche hanno proseguito nella loro routine, aumentando un po’ la loro esposizione a partire dal 2009. Questo è mostrato nella tabella successiva.




Naturalmente, il credito bancario domestico in tutti questi paesi, con la possibile eccezione della Francia, è stato limitato anche a causa della fuga di capitali dalle banche nazionali, come si verifica dai saldi dei TARGET2 nei confronti di Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo e la Finlandia.


Questa fuga di capitali è venuta dagli altri paesi in questo grafico e, cosa interessante, c’è una evidenza anticipatoria che il denaro sta iniziando a lasciare la Francia.
Nel complesso la pressione causata da questi squilibri si è rallentata di recente, naturale conseguenza di una pausa nel flusso di cattive notizie, forse, e riflette il successo della BCE nel riportare una certa stabilità. Ciò si riflette anche nel grafico seguente, che raggruppa i prestiti delle banche centrali agli istituti di credito verso i deboli, i forti e gli altri.



Possiamo chiaramente vedere gli effetti della crisi dello scorso anno sulle banche dei GIIPS, ma c'è anche una preoccupante accelerazione in Francia, che costituisce la maggior parte degli "altri".
E 'chiaro che una qualche sorta di stabilità a breve termine è tornata, ma non ci sono evidenze sufficienti per ritenere che la posizione di fondo sia effettivamente cambiata.

Si dovrebbe tenere a mente che i politici europei e i loro consulenti economici, con pochissime eccezioni, non capiscono i mercati e credono che siano quasi solo condizionati della “fiducia”.  Mentre vi è una qualche verità in questa credenza nel breve termine, come la performance del mercato recente suggerisce, l'istituzione politica europea sembra andare oltre, credendo che la fiducia sia tutto. L’attuale strategia economica si sostanzia quindi quasi solo nel parlare ai mercati.

La realtà dietro questa facciata di breve termine è molto diversa. Mentre il tempo passa, i dipendenti pubblici devono essere pagati e il welfare distribuito.
I disavanzi pubblici nella zona euro devono essere coperti con aumenti delle tasse e finanziandosi a debito alla cifra di $ 40 miliardi al mese, in crescendo. E questa è solo una parte del problema, oltre ai governi centrali, anche i governi regionali, le città e i paesi (in particolare nella periferia dell’eurozona) sono nei guai e sono perfino stati sospesi stipendi ai dipendenti, come i medici e gli insegnanti, e i pagamenti per servizi essenziali.

Il costo delle Amministrazioni Pubbliche nella zona euro (che per fini statistici include i governi regionali e locali) rappresenta circa il 50% del PIL. Questa è la debolezza della zona euro: La capacità produttiva della sua economia è schiacciata dal peso eccessivo del governo.
Per chi convenga che l’eccessiva incidenza del Debito Pubblico sul PIL rappresenta un problema, si faccia nuovamente riferimento al primo grafico.

L’incidenza e il suo trend indicano il peso soffocante del debito pubblico, ma soprattutto, proprio perché lo Stato ormai rappresenta la maggior parte dell’economia, che il settore privato non può sostenere questo livello di debito con la tassazione futura.

In conclusione non c'è modo che la ripresa economica possa dare la carta “esci gratis di prigione” per il gruppo di paesi più in difficoltà.

Il trasferimento di ricchezza dal relativamente limitato settore privato ai governi a elevata spesa pubblica non può essere la soluzione, come la Francia stà scoprendo. Se si aumentano le tasse per far quadrare i “libri contabili”, i contribuenti prendono la via.


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