22/01/14

Il Futuro dell’Europa: Inflazione e Imposte Patrimonial

Inviato da David Howden tramite il Ludwig von Mises Institute of Canada, 14/01/2014.
Gli oneri fiscali sono talmente elevati che potrebbe non essere possibile coprire gli alti livelli di indebitamento nella maggior parte del mondo occidentale. Almeno, questa è la conclusione di un nuovo documento dell’FMI di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.
Reinhart e Rogoff hanno recentemente raggiunto la fama grazie al loro libro “Questa volta è diverso”, in cui sostenevano che alti livelli di indebitamento pubblico sono stati storicamente associati a ridotte opportunità di crescita.
Come fanno ora notare, “La mole del problema suggerisce che saranno necessarie ristrutturazioni, ad esempio, nelle zone periferiche dell’Europa, che vanno ben al di là di tutto ciò che è stato pubblicamente discusso fino ad ora.” Fino a questo punto nella crisi europea gli strumenti primari utilizzati per soccorrere i paesi spendaccioni includevano aumento delle tasse, salvataggi da parte dell’UE e dell’FMI, e tagli al debito nazionale.
Questi salvataggi hanno ampiamente esacerbato i problemi di debito che esistevano solo cinque anni fa. Infatti, come sottolineano bene Reinhart e Rogoff, il Nord Europa, una volta finanziariamente solido,  è ora sempre più incapace di continuare ad accollarsi i debiti dei propri vicini meridionali.


Indebitamento pubblico generale (% PIL)
Fonte: Eurostat (
2012)
Sei paesi europei hanno attualmente un rapporto tra debito pubblico e PIL – una metrica resa popolare da Reinhart e Rogoff per segnalare prospettive di crescita ridotte – di oltre il 90%. I paesi che erano relativamente esenti da indebitamento solo cinque anni fa sono ora gravati dalle coperture dei debiti rese necessarie dai piani di salvataggio. L’Irlanda è un caso esemplificativo – solo nel 2007 il suo rapporto tra debito e PIL era al di sotto del 25%. Sei anni dopo è al di sopra del 120%! La “finanziariamente sicura” Scandinavia dovrebbe tenere a mente che le sorti possono cambiare rapidamente, come è avvenuto per la fortuna degli irlandesi.
La crisi del debito è stata finora mitigata in gran parte dagli aumenti delle imposte e dai trasferimenti dal “nucleo” ricco dell’Europa alla periferia. Il problema degli aumenti delle imposte è che non possono continuare senza sosta.

Gettito fiscale totale del governo (% PIL)
Fonte: Eurostat (
2012)
In Europa ci sono già sette paesi in cui il gettito fiscale supera il 48% del PIL. Un tempo solo la Scandinavia era rimproverata per i suoi elevati regimi fiscali e per un vasto settore pubblico. Oggi sia l’Austria che la Francia hanno più della metà della loro economia incentrata sul settore pubblico e finanziata attraverso le tasse. (Notate anche che, mentre entrambe hanno deficit di bilancio pubblico, la mole effettiva del loro apparato statale è ancora più elevata).
Con un elevato tasso di disoccupazione in Europa (soprattutto nelle sue zone periferiche) i governi non possono aumentare molto gli introiti innalzando le tasse – chi pagherebbe? Con livelli di indebitamento già elevati è discutibile di quanto si possano incrementare le entrate da ulteriori emissioni di debito, almeno senza aumentare i tassi di interesse e mettere in pericolo le finanze statali, già fragili, con oneri per interessi più elevati.

Invece, Reinhart e Rogoff vedono due realtà per il futuro dell’Europa: la repressione finanziaria tramite tassi di inflazione più elevati e le imposte su risparmi e patrimoni. Questa volta non è diverso rispetto ad altri casi di paesi fortemente indebitati nella storia dell’Europa – basti guardare agli esempi del dopoguerra come casi esemplificativi. Non dite di non essere stati avvertiti.

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